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Il tessuto urbano storico e le problematiche sismiche connesse alle sue trasformazioni.

Questo articolo è la sintesi della prima parte della presentazione che l’autore ha tenuto in occasione del convegno tecnico “Giornate di studio “400 anni dal sisma di Argenta – Marzo 1624-2024”.Pianura Padana e Terremoti: perché Argenta è sismica. 22 marzo 2024”

Introduzione

L’analisi e la valutazione della vulnerabilità sismica urbana[1] rappresentano un compito di straordinaria complessità, che richiede un’esplorazione approfondita delle dinamiche evolutive che caratterizzano profondamente gli insediamenti urbani italiani.

 Quando si affronta l’analisi di vulnerabilità di un aggregato urbano si deve scomporre il problema in tre diverse scale: 1) la scala territoriale; 2) la scala urbana; 3) la scala dell’edificio, a cui si aggiunge una quarta, la scala temporale cioè l’insieme delle trasformazioni che il territorio, l’aggregato e il singolo edificio hanno subito nel tempo. Come appare evidente ogni passaggio di scala comporta un approfondimento di dettaglio del costruito, e comporta una evidente cooperazione tra pubblico e privato soprattutto quando si passa alla scala di edificio singolo.

Questi livelli di indagine sono fortemente influenzati da due fattori, o chiavi di decodifica; a) fonte documentale; b) fonte materiale.

La fonte documentale parte dalla disponibilità al tempo zero, cioè al momento di avvio o di revisione dello studio, di documenti che descrivono e rappresentano le tre scale di indagine. Ad oggi possiamo disporre di un vasto panorama di dati provenienti da diverse fonti documentali, ad esempio possiamo disporre di serie temporali provenienti da dati satellitari forniti dal progetto Copernicus[2], di dati cartografici e geografici provenienti dai geoportali promossi dalla direttiva europea Inspire[3], ma anche di dati provenienti da studi e ricerche scientifiche open access, dati da fonti fotografiche, da fonti archivistiche ecc.

La fonte materiale invece è costituita dal “costruito”, cioè da tutti i manufatti che compongono una determinata area territoriale. Oltre agli edifici sono quindi ricomprese le infrastrutture e le reti tecnologiche che contribuiscono a formare l’insieme del testo materiale dell’indagine.

Il testo materiale è fortemente influenzato dal livello di leggibilità, cioè dalla capacità specifica che ogni manufatto o insieme urbano ha di trasmettere dati e informazioni significativamente accettabili sul suo ciclo di vita.

Vi è tuttavia un ulteriore fattore che deve essere preso in considerazione e che definisce compiutamente un sistema urbano, il capitale sociale e funzionale che ha contribuito e che contribuisce a modificare e trasformare la città.

Partendo quindi dalle esperienze del Gruppo Nazionale per la difesa dai Terremoti (GNDT)[4], passando per quelle del consorzio Reluis[5] sino alle più recenti promosse da regione Toscana e Regione Emilia Romagna questo studio vuole superare il concetto di condizione limite di emergenza attraverso una più razionale analisi della capacità di risposta del sistema sociale-urbano[6] quale valore cumulato della consistenza e vulnerabilità del capitale architettonico-urbano di una città di piccole dimensioni.


[1] Si veda “Analisi, valutazione e riduzione dell’esposizione e della vulnerabilità sismica dei sistemi urbani nei piani urbanistici attuativi” a cura di Irene Cremonini, Regione Emilia-Romagna, Direzione generale Programmazione territoriale e Sistemi di mobilità Servizio Riqualificazione urbana, gennaio 2004.

[2] Copernicus è il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, dedicato a monitorare il nostro pianeta e il suo ambiente a beneficio di tutti i cittadini europei. Offre servizi di informazione basati sull’osservazione satellitare della Terra e dati in situ (non spaziali).

[3] Stabilisce le norme generali che istituiscono un’infrastruttura per l’informazione territoriale* in Europa per gli scopi delle politiche ambientali dell’Unione europea (UE) e per le politiche o attività che possono avere un impatto sull’ambiente.

[4] Il Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (G.N.D.T.) viene costituito presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.) con il Decreto Interministeriale del 7 luglio 1983. Ha operato fino al 2002 fornendo importanti contributi sullo sviluppo dei temi di rilievo del danno e di valutazione di vulnerabilità sismica dei centri storici minori.

[5] ReLUIS è un Consorzio interuniversitario che ha lo scopo di coordinare l’attività dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica e Strutturale, fornendo supporti scientifici, organizzativi, tecnici e finanziari alle Università consorziate e promuovendo la loro partecipazione alle attività scientifiche e di indirizzo tecnologico nel campo dell’Ingegneria Sismica e Strutturale in accordo con i programmi di ricerca nazionali ed internazionali in questo settore.

[6] Sull’argomento si veda “La riduzione della vulnerabilità sismica nei tessuti urbani storici. Un approccio valutativo-progettuale” di Salvatore Giuffrida, Caterina Carocci, Chiara Circo, Margherita Giuffrè, Maria Rosa Trovato, Vittoria Ventura, in I centri minori…da problema a risorsa, STC 2019 – Conferenza Internazionale, ed Franco Angeli, 2019